Rotary
Uno sguardo al passato e al presente del Rotary
Non esistendo verbali delle prime riunioni rotariane, la ricostruzione dei primordi si fonda sui ricordi, non sempre corrispondenti, dei pionieri. Ne conseguono divergenze su date cruciali e sul ruolo svolto dai principali protagonisti delle origini.
Non sussistono dubbi sull’identità dei quattro personaggi (Paul Percy Harris, Silvester Schiele, Gustavus Henry Loehr, Hiram Elmer Shorey) presenti alla riunione considerata la prima nella storia del Rotary. Profonde contraddizioni esistono invece a proposito del contributo prestato dai singoli. Determinanti è il giudizio di Paul Harris, quale fu espresso nella sua corrispondenza privata degli anni 1919-1922, ben prima dell’indulgente versione riportata nel 1935 in “This Rotarian Age” e delle laconiche citazioni nell’autobiografia del 1945, “My Road to Rotary”. In una sua lettera del 30 dicembre 1919, indirizzata a Schiele, egli affermava: “Urta il mio senso di giustizia il fatto che sia attribuito speciale merito ai primi quattro”, dati i “maggiori e altruistici sforzi fatti successivamente da altri uomini…..Il contributo del Numero Cinque, Harry Ruggles, supera di gran lunga quello di Loehr e di Shorey…..Né Gus [Loehr], né Shorey svolsero parte alcuna, se non fortuita nel Rotary”.
Altre lettere private, scritte negli anni successivi, esprimono e talora accentuano queste affermazioni. In effetti, chi erano costoro? Silvester Schiele, commerciante di carbone, uno dei primi clienti del giovane avvocato Harris, divenuto in seguito suo stretto amico e vicino di casa, designato quale primo Presidente del neonato Club di Chicago, non svolse poi funzioni di rilievo nel Rotary sino a poco prima della sua morte, quando fu chiamato a succedere a Rufus Chapin, tesoriere del sodalizio per oltre trent’anni. Gustavus Henry Loehr, dopo un passato di mercante di pietre preziose e di agente di una fabbrica di macchine a vapore, si era associato ad una compagnia messicana di ricerche aurifere. Secondo le concordi testimonianze di pionieri rotariani egli fu presente sporadicamente alle riunioni del Club, che disertò ben presto per dedicarsi ai suoi affari.
Hiram Elmer Shorey, titolare di sartoria, partecipò alla prima riunione e solo ad alcune di quelle successive, tanto che il primo elenco dei soci, datato ottobre 1905, non lo annoverava fra i membri del Club.
Incerta è anche la data della riunione dei “primi quattro” (o “i quattro delle origini”), secondo la dizione di Paul Harris che evita quella di “fondatori”. L’archivio storico del Club “Number One” di Chicago conserva alcuni fogli di carta intestata databili fra febbraio 1907 e ottobre 1908, periodo nel quale il Club fu presieduto da Paul Harris, i quali recano la dicitura “Fondato giovedì, 25 febbraio 1904, da Paul Harris”.
Identica è la data riportata negli Atti del I Congresso della National Association of Rotary Clubs of America, celebrato nell’agosto del 1910 (“Visto che il 25 febbraio 1904 fu fondato il Rotary Club di Chicago…..”). Tuttavia, i ricordi dei pionieri rotariani, riportati nelle carte d’archivio, sono a questo proposito contrastanti, oscillando fra il febbraio 1904 e il febbraio 1905. Secondo Charles Newton, pioniere ritenuto “oracolo del Rotary”, l’anno più probabile è il 1905, nonostante l’incongruenza con l’opposto materiale a stampa. Comunque, egli ammise che “noi veterani sappiamo che nessuno conosce la data esatta di quel primo incontro. Ne discutemmo fra noi, decidemmo che il Rotary dovesse avere una data di nascita e optammo per il 23 febbraio 1905, data arbitrariamente tratta dal calendario e rimasta tale da allora”. E’ appena il caso di notare che quel giorno, al quale fa riferimento l’annuale celebrazione del Rotary Day, rappresenta una data simbolo, non una data storica.
E’ innegabile un intento utilitaristico nei primi tempi di vita del nuovo sodalizio, caratterizzato da un reciproco scambio di affari. Va ricordato, tuttavia, che in quella società e a quell’epoca, come ricordato da pionieri rotariani, vigeva il triplice assioma: “lotta a coltello negli affari; il tuo concorrente è il tuo nemico; colpisci prima di essere colpito”.
A fronte di questa spietata prassi, il cameratismo solidale, presente nel Club sin dai primordi, rappresentava un progresso significativo nei rapporti sociali.
Sul piano esterno al Club la saga riporta la messa in opera di toilettes in corrispondenza della sede comunale e indulge sull’immagine di una rozza struttura lignea d’ingresso, quasi a sottolineare la modestia dell’inizio del “service” a fronte degli sviluppi successivi. Ma questa versione è fuorviante. In realtà, l’operazione promossa da un altro pioniere rotariano, Fred Tweed, su proposta di un recente adepto, Donald Carter, ebbe ben altra dimensione.
Il 24 ottobre 1907 il Club di Chicago, all’epoca presieduto da Paul Harris, organizzò un convegno al quale parteciparono i rappresentanti delle principali organizzazioni cittadine, della Camera di Commercio e degli Uffici comunali di Statistica, Belle Arti, Sanità, Lavori Pubblici. Fu allora costituito un comitato misto per la realizzazione di “public comfort stations”, al quale fu assegnato un fondo di 20.000 dollari da parte del Comune, incrementato poi a 40.000 dollari da parte della Contea. Secondo una relazione contemporanea, “quella operazione mise il Rotary in evidenza fra le altre organizzazioni cittadine e lo identificò quale promotore di progetti civici”.
Un evento cruciale, che diede al Rotary una nuova configurazione, si verificò l’anno seguente. Verso la fine del suo mandato quale presidente del Club di Chicago, all’epoca il solo esistente, Paul Harris introdusse un nuovo e fondamentale elemento negli scopi del sodalizio. Oltre alla promozione del cameratismo solidale, l’istanza presentata allo Stato dell’Illinois, al fine di ottenere per il Club il rango di Corporation, affermava l’intento di “promuovere i migliori interessi” della comunità e di “diffondere lo spirito di lealtà” fra i cittadini. Il relativo Certificate of Incorporation fu rilasciato in data 27 luglio 1908. Esso segna da allora un aspetto caratterizzante del Rotary: l’impegno civico.
Il peculiare carattere del Club, basato all’inizio sulla presenza di un solo rappresentante per ciascuna professione, ne facilitò la diffusione. Al Club secondogenito di San Francisco, istituito nel novembre 1908, seguirono altre fondazioni negli Stati Uniti e successivamente in Canada. Alcuni anni dopo il Rotary varcò l’Atlantico con la creazione, pur frutto di iniziative scoordinate, di nuovi Club in Irlanda e in Gran Bretagna fra il 1911 e il 1912, e successivamente si estese a Cuba. L’espansione nell’Europa continentale, in America latina, in Medio ed Estremo Oriente, in Oceania, si verificò nel decennio successivo alla fine della Grande Guerra, avendo rapido sviluppo soprattutto nel settore europeo.
Quella che nel 1910 era la National Association of Rotary Clubs divenne successivamente la International Association of Rotary Clubs e, infine, il Rotary International. Nel frattempo nacquero, sempre negli Stati Uniti, altri Club ispirati a principi simili a quelli rotariani, quali il Kiwanis (1915) a Detroit, Michigan, il Lions (1917) ancora a Chicago, il Civitan (1917) a Birmingham, Alabama, l’Altrusa (1917) a Nashville, Tennesee, lo Zonta (1919) a Buffalo, New York.
Lo spiccato rapporto etico con il mondo degli affari e delle professioni, affermatosi ben presto nel Rotary, portò alla redazione del Codice Etico Rotariano, approvato nel 1915. Esso rappresentò per molti anni la guida comportamentale per i Rotariani nei loro rapporti di lavoro e interpersonali. Tuttavia, il suo stesso carattere di riferimento etico primario indusse ambienti della Chiesa Cattolica, specie in America latina e in Spagna, a considerarlo un testo che pretendeva di sostituirsi ai dettami della dottrina cristiana. Ne nacque nel 1929 una crisi che coinvolse le massime autorità vaticane e rotariane e che fu superata a conclusione di sofferti negoziati, a seguito dei quali sopravvisse ancora qualche riserva, culminata e definitivamente accantonata nel corso di una breve crisi nel 1951.
Nel ventennio fra le due guerre l’indirizzo di espansione e di intervento nel mondo degli affari e in quello della politica internazionale fu dato dal Segretario Generale del Rotary International, Chesley Reynolds Perry, ber ben 32 anni titolare di quell’ufficio. Particolare cura fu dedicata alla cooptazione di personalità preminenti in ambito finanziario, industriale, commerciale e professionale, alla individuazione delle città più rappresentative sotto l’aspetto economico e culturale, all’influenza del tipo di approccio americano alle relazioni d’affari, tanto da suggerire a qualche osservatore odierno che si trattò di un contributo alla costruzione di quell’ “impero irresistibile” affermatosi nel “secolo americano”. In quel periodo temi quali i rapporti fra impresa e lavoro, intesi come piattaforma del “service” rotariano, l’azione sindacale, le condizioni economiche e sociali conseguenti al tracollo delle Borse, i provvedimenti adottati negli Stati Uniti in ambito del New Deal, l’analisi di movimenti politici quali il socialismo e il bolscevismo prevalsero nelle pagine della rivista ufficiale “The Rotarian” su quelli di varia umanità.
Un episodio significativo in ambito di politica internazionale è rappresentato dal Congresso mondiale rotariano celebrato a Vienna nel 1931. La prima sessione plenaria, dedicata al disarmo delle “grandi potenze” in preparazione della conferenza intergovernativa che avrebbe dovuto tenersi l’anno successivo a Ginevra presso la sede della Società delle Nazioni, ebbe quale relatore Lord Robert Cecil of Chelwood, già Under-Secretary of State for Foreign Affairs e Lord Privy Seal del Regno Unito. La mozione conclusiva, che poneva le basi per impegni concreti, fu oggetto di successive missioni rotariane presso i governi coinvolti. Gli sforzi profusi allo scopo di limitare gli armamenti si rivelarono poi inefficaci, a causa del radicale cambiamento di regime verificatosi nel frattempo in Germania.
Se l’attenzione dedicata dalla stampa ufficiale rotariana alle vicende della Grande Guerra era stata moderata, quella che accompagnò lo scoppio e gli sviluppi della Seconda Guerra mondiale fu molto marcata. Analogamente, se l’apprezzamento per la costituzione della Società delle Nazioni nel primo dopoguerra era stato espresso in termini sobri, quello dedicato alla fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel secondo dopoguerra fu particolarmente sentito e partecipato. Su altro versante, pur dedicando poco spazio alla cronaca delle singole vicende che portarono alla Cortina di Ferro, la stampa ufficiale espresse ripetutamente prese di posizione in difesa della libertà e dei valori delle democrazie. Tuttavia, l’interesse per gli aspetti economici, sociali e politici, ben presente nel corso del primo cinquantennio di vita del Rotary, andò poco a poco scemando, parallelamente al progressivo affermarsi di un indirizzo a carattere squisitamente umanitario. Nello stesso tempo si pose, dapprima marginalmente e in seguito con sempre maggiore forza, il quesito dell’ammissione ai Club di una componente femminile, deliberata infine nel 1989 a conclusione di un percorso prolungatosi per anni con alterne vicende.
La struttura che assunse nel 1928 la denominazione di Rotary Foundation nacque nel 1917, per iniziativa dell’allora Presidente internazionale Arch C. Klumph, quale Fondo di Dotazione rivolto al ceto più abbiente in funzione della disponibilità ad aiutare i più poveri. Si intendeva rendere in tal modo rispettabile l’accumulo di capitali, se destinato a restituire parte della conquistata ricchezza al fine onorevole di fare del bene nel mondo.
La Fondazione ebbe comunque vita stentata e ben scarsa capacità di attrazione per trent’anni. La svolta avvenne nel 1947 a seguito della morte di Paul Harris. In quella occasione fu trasferito alla Fondazione l’intero surplus risultante dal bilancio del Rotary International e fu aperta a suo favore una sottoscrizione a memoria del fondatore. Due anni dopo, la raggiunta disponibilità finanziaria consentì alla Fondazione l’inizio di interventi diretti che ebbero, quando Arch C. Klumph era ancora in vita, un indirizzo preminentemente educativo-culturale, caratterizzato dal sostegno economico a studenti e giovani studiosi di tutto il mondo per soggiorni prolungati in istituzioni culturali di altri paesi e a docenti universitari incaricati di corsi di insegnamento in paesi in via di sviluppo.
Nel 1959 fu lanciato il programma di sovvenzioni a progetti internazionali presentati da Distretti e da Club, tuttora operante, seppure modificato nel tempo. Vent’anni dopo ebbe vita il programma 3-H (Health, Hunger, Humanity), preannunciato dal Presidente internazionale James L. Bomar a seguito dell’accordo intervenuto col governo delle Filippine per un piano di immunizzazione contro la poliomielite, esteso al mondo intero e seguito nel 1985 dal lancio del programma Polio Plus. Nel lungo periodo successivo i casi accertati di poliomielite si sono ridotti da oltre 600.000 a poche unità all’anno, limitate al Pakistan e all’Afghanistan. Tuttavia, gli sconvolgimenti occorsi recentemente in quest’ultimo paese rischiano di dilazionare un risultato, la definitiva scomparsa della malattia nel mondo, che sembrava a portata di mano.
Nel terzo millennio l’attività della Rotary Foundation ha accentuato il suo carattere umanitario, con riferimento alla pace, alle malattie, all’ambito materno-infantile, all’approvvigionamento idrico, alla alfabetizzazione, alle condizioni economiche locali, all’ecologia. Sul piano culturale-sociologico sono sorti i Centri per la Pace, votati alla formazione di specialisti destinati a svolgere funzioni ispirate ai principi di libertà, giustizia, comprensione fra i popoli nelle principali istituzioni internazionali. Il varo nel 2020 degli Scale Grants, con l’avvio di un programma di lotta alla malaria nello Zambia, primo passo verso una eventuale azione mondiale tendente alla scomparsa di una malattia che provoca nel mondo circa 500.000 vittime all’anno, apre nuove prospettive all’azione futura della Fondazione.
Il Consiglio di Legislazione dell’aprile 2022 ha approvata la sperimentazione di un progetto (“Shaping Rotary’s Future”), che non solo incide profondamente sulla struttura organizzativa del Rotary International, ma che si propone soprattutto di affrontare aspetti critici quali l’andamento dell’effettivo globale, la disomogeneità di azioni e di prassi nei vari continenti, il sempre più accentuato squilibrio fra mondo occidentale e mondo asiatico, adottando il principio della regionalizzazione, atto ad un più efficace inserimento del Rotary nelle varie realtà e ad una più adeguata risposta alle esigenze delle singole collettività.
Giuseppe Viale
1 luglio 2022