
La fontana della giovinezza , XV secolo, Castello della Manta, Manta (Cuneo)
Carissime, carissimi,
Maggio è il mese dedicato dal Rotary all’azione per i giovani. Pensando a quale immagine d’apertura scegliere mi è venuta subito in mente la “fontana della giovinezza” del castello della Manta, gioiello del nostro territorio. Quello della fonte della giovinezza, o della vita, o dell’immortalità, a seconda delle tradizioni, è un motivo antico, che spesso ricorre fra i prodotti dell’immaginario della nostra cultura e delle altre perché risponde alla perenne aspirazione umana a vincere il tempo – del cui procedere inesorabile e logorante l’invecchiamento è il segno più evidente – riconquistando la gioventù, e quindi rinnovandoci continuamente.
Anche per il Rotary, come per ognuno di noi, il tempo passa ed è ovvio che ogni anno tutti i membri, se rimangono, come speriamo, iscritti, contino un anno di più, puntualmente registrato da statistiche preoccupate. Ma non è una questione di età: su quella, proprio per l’inesorabile – e anche auspicabile! – invecchiamento di ciascuno di noi, non possiamo nulla. Il fatto è che anche le istituzioni si logorano, per cui la sfida è di riuscire a ottenere un “tasso” di rinnovamento e di ringiovanimento che superi quello di logorio, molto alto, per ogni tipo di organizzazione, in una società dai rapidissimi mutamenti come quella attuale.
La risposta che proponiamo si fonda su alcuni capisaldi: l’insistenza sul cambiamento, una sempre maggiore apertura dei nostri club alle generazioni più giovani, anche nelle mansioni direttive, le iniziative che organizziamo per la gioventù.
Primo punto, il cambiamento: al contrario di chi fa il bagno nella fontana dell’affresco del castello, noi non possiamo aspirare a cambiare tornando come eravamo prima, e cioè con il corpo di una ragazza o di un ragazzo, perché le sole forme di ringiovanimento che ci sono consentite non sono di ordine fisico ma morale, intellettuale, anche spirituale se si vuole: e rinnovarsi in questo senso non significa tornare
indietro, e neanche restare come si è. La più bella cosa che può capitarci è cogliere le occasioni offerte dalle esperienze che facciamo confrontandoci giorno per giorno con la nostra realtà per impegnarci in una costante crescita personale e un costante arricchimento. Per fortuna il mondo ci riserva continuamente sorprese, tanto da essere a volte irriconoscibile: sono loro le acque dell’eterna giovinezza in cui dobbiamo bagnarci. Il Rotary ci aiuta a farlo, sia per la sua continua volontà di porsi in ascolto delle esigenze del mondo d’oggi al fine di rispondere loro più efficacemente, sia perché nelle nostre riunioni abbiamo spesso la possibilità di parlare a tu per tu proprio con gli artefici – o con testimoni privilegiati – dei grandi cambiamenti della società.
Secondo punto: l’apertura dei Club ai più giovani. Si può essere più o meno d’accordo sulle strategie proposte o imposte dal Rotary International per un maggior coinvolgimento del Rotaract, che talvolta sembrano fatte per avere effetti opposti a quelli che sulla carta si prefiggono, ma il principio di base dal quale queste partono mi sembra indiscutibile: quello di un rinnovamento del Rotary che, per adattarsi al dinamismo della società attuale, punti sulla sua tradizionale diversità interna, estendendola sempre di più all’intergenerazionalità. È questo, a me pare, il punto fondamentale: il Rotary non è un Club di anziani o di giovani, ma una entità intergenerazionale. Proprio sull’intergenerazionalità, intesa come un motore importante per garantire l’efficacia d’azione di associazioni e gruppi, insistono molti discorsi attuali in ambito sociologico, educativo e politologico e il Rotary, che la ha nel suo DNA, perderebbe un’occasione formidabile se non la coltivasse. Intende farlo attraverso la collaborazione sempre più stretta con Rotaract e Interact – che può anche non riuscire subito come si vorrebbe, ma questo va messo in conto quando si sperimenta qualcosa di nuovo – e cercando soci giovani: non in sostituzione di quelli anziani (se no l’intergenerazionalità dove andrebbe a finire?), ma per integrarne le esperienze e le competenze. In questo caso però non è forse a rischio il principio dell’eccellenza, che è alla base del Rotary da sempre? Se l’eccellenza coincide con un alto livello di riuscita professionale, è evidente infatti che in essa conta anche il fattore tempo ed è quindi difficile, anche se non impossibile, raggiungerla da giovanissimi.
Ma qui mi permetto di citare uno dei nostri soci (cui vanno i miei ringraziamenti per lo spunto) che mi ha parlato di un altro modo di concepire l’eccellenza: “un’eccellenza nuova, ‘in cammino’ come sono ‘fluidi’ e ‘in cammino’ i nostri tempi; un’eccellenza non data per definitiva per nessuno e mai, ma un’eccellenza verso cui tutti – da chi le sia semplicemente indirizzato a chi l’abbia già raggiunta – continuano e debbano continuare a mirare”. Il Rotary, insomma, non sarebbe da intendere come una vetrina delle eccellenze (cosa, per altro, anacronistica e piuttosto velleitaria), ma come laboratorio in cui si cerca di arricchire noi stessi promuovendo la riuscita degli altri e vice versa, dentro e fuori: la più bella cosa che possiamo fare, dicevo, è crescere, e il modo più bello di crescere è aiutare a crescere gli altri, in un gioco virtuoso di reciproco arricchimento. Sicché, per citare un altro socio, l’eccellenza del Rotary non deve essere soltanto quella attuale, ma anche quella potenziale, tipica appunto dei più giovani, da riconoscere, coltivare, aiutare.
Terzo: le iniziative per la gioventù. RYPEN, RYLA distrettuale e nazionale, scambio giovani, concorsi per le scuole, borse di studio, premio Galileo Galilei per la ricerca accademica, seminari della commissione scuola-lavoro, progetto Virgilio, Rotary4Europe, le attività dei 25 Rotaract (due dei quali, dinamicissimi, fondati quest’anno) e dei 10 Interact, altrettanto forti e ricchi di energie, e una miriade d’interventi dei Club (ne vedremo un saggio al Congresso): abbiamo talmente tanti progetti, ormai radicatissimi, che talvolta i soci non sanno neanche quanti sono e di che si tratta. E tutti sono stati vissuti da chi vi ha partecipato con grande soddisfazione e profitto: grazie a quanti li hanno ideati, promossi, organizzati.
Insomma, quel desiderio di rinnovarci e ringiovanire che si esprime nel mito e nelle immagini della fontana della giovinezza non può realizzarsi, purtroppo, fisicamente, ma può trovare un’attuazione nella nostra vita e nelle nostre esperienze (anche, perché no, se andiamo a vedere i bellissimi affreschi del castello della Manta, ottima occasione di arricchimento personale!). Il Rotary, con la sua attenzione, molto articolata, come si vede anche dai miei pochi cenni, nei confronti della gioventù, ci fornisce tanti strumenti in più per aiutarci a renderlo possibile.
Non mi piace molto fare considerazioni personali, ma per una volta concludo riferendomi alla mia esperienza: finora sono stato padrino di sette soci, cinque provenienti dal Rotaract, tutti poco più che trentenni e uno al di sotto dei trent’anni, alcuni dei quali sono impegnati attualmente in attività direzionali di Club e Distretto, oltre che esempi di successo professionale. Ecco dove attingo la mia acqua della giovinezza! E voi?
Buon mese di maggio.