
William Turner, Paese della riviera di Levante, matita e acquerello, Museo Civico Amedeo Lia, La Spezia.
Carissime, carissimi,
il Rotary ambisce a dare il suo contributo nei settori della società più importanti e delicati, ed è in questa logica che a partire dal 2021 ha aggiunto alle sei “focus areas” tradizionali (costruzione della pace e prevenzione dei conflitti, prevenzione e cura delle malattie, acqua, servizi igienici e igiene, salute materna e infantile, alfabetizzazione e educazione di base, sviluppo economico comunitario) una settima area, dedicata al sostegno ambientale, cui ha intitolato anche un mese del calendario rotariano, il mese di aprile appunto. Da allora le attività, già significative, di Club e Distretti rivolte alla tutela della natura (considerata anche dal punto di vista della sostenibilità) hanno avuto un incremento, e questo è successo naturalmente anche da noi, che abbiamo il privilegio di trovarci in una delle zone di massima concentrazione e massimo valore di beni ambientali d’Italia (e del mondo!) e ci siamo impegnati in interventi che vanno dalla pulizia di spiagge e fiumi alla piantumazione di alberi, alla sistemazione di parchi, ai lavori di ripristino e valorizzazione di località danneggiate da eventi naturali o abbandonate all’incuria, alla promozione di bellezze paesaggistiche poco conosciute.
Inutile ribadire quanto è fondamentale l’attenzione sull’argomento, scottante e gravido di criticità a livello sia globale sia locale, ed elencare quanto si è fatto e si fa: tutte cose ben note. Vorrei solo proporre qualche considerazione forse meno evidente, che ci induce a considerare l’ambiente da un punto di vista più ampio. E per farlo parto dalla parola stessa, che deriva dal participio presente del latino ambire, “andare intorno”, e ha esteso i suoi significati fino a riferirsi all’“insieme delle condizioni sociali, culturali, morali e delle persone che circondano l’individuo e ne contrassegnano le forme della vita fisica e spirituale” (così recita il “Battaglia”, autorevole dizionario della lingua italiana, vol. 1, p. 382).
Nell’antropologia attuale si è affermata l’idea secondo la quale ciascun essere umano non ha un’identità per così dire chiusa, presupposto e condizione di rapporti con gli altri che da essa dipendono e rispetto ad essa sono secondari, ma piuttosto ognuno di noi è un insieme di relazioni. In altri termini, la nostra identità è già di per sé relazionale. Può sembrare un concetto difficile ma in realtà si tratta di qualcosa di molto intuitivo: basta pensare al fatto che ciò che siamo è strettamente legato a chi frequentiamo, famigliari, amici, compagni di lavoro (qualcuno ricorderà la frase di un noto motivatore americano, Jim Rohn, secondo il quale “noi siamo la media delle 5 persone con le quali passiamo più tempo”…), ma anche alle persone con le quali abbiamo contatti virtuali, e addirittura a quelle che fisicamente non ci sono più (quanto continuano a incidere su di noi i nostri genitori, nonni, bisnonni, anche se non sono nel mondo dei vivi!) e addirittura a entità sovrumane (Dio o gli dèi, ad esempio, che, per chi crede, hanno un’importanza determinante). Andiamo ancora oltre e pensiamo alle nostre relazioni con gli animali e le piante, e infine con tutto quanto ci circonda: letteralmente, appunto, ambiens, l’ambiente!
L’ambiente non è come un oggetto prezioso che possediamo, e che vogliamo e dobbiamo giustamente proteggere e mantenere intatto, ma, nel quadro di un discorso relazionale come quello che ho appena proposto, è una parte determinante della nostra identità, di noi stessi. E non consiste soltanto nella spiaggia da tenere pulita, ma, come dice il “Battaglia”, riguarda, oltre al contesto naturale, anche quello culturale, sociale, morale. Migliorare l’ambiente significa dunque, certamente, migliorare le nostre condizioni di vita, ma significa anche, e più profondamente, migliorare noi stessi, che non siamo altra cosa rispetto ad esso. Inversamente, non prenderci cura di quello che la natura ci offre, ma anche creare intorno a noi un’atmosfera conflittuale, critica, e anche soltanto tesa, faticosa o antipatica significa peggiorare non solo la nostra vita, ma anche il nostro essere più profondo. Non so quanto si sia coscienti di tutto questo.
Insomma, quando il Rotary insiste sulla settima area d’intervento pensiamo, giustamente, alla natura, ma forse non è fuori luogo approfittare dell’occasione per portare l’attenzione su una nozione più vasta di ambiente. E nella logica dello scambio, della reciprocità, del dono che sono al centro del nostro sodalizio l’invito è a fare sì che il nostro sforzo non sia solo rivolto a migliorare l’ambiente in cui viviamo, ma anche quello degli altri, prossimi, lontani e lontanissimi, affinché tutti possano pienamente goderne e arricchire, con la loro esperienza di quanto li circonda, se stessi. Anche perché, nel sistema di circolazione e di relazioni in cui siamo inscritti e di cui ho parlato, ciò che è meglio per gli altri è meglio per noi.
Buon mese di aprile (che prevede tanti appuntamenti, tra i quali il seminario sulla leadership e un incontro con la commissione DEI il cui scopo è proprio quello di aiutarci a migliorare l’atmosfera dei nostri Club) e buona Pasqua!
Natale