Lettera del Governatore – Marzo 2025
lunedì, 03 Marzo 2025

“Avanzi dell’acquedotto romano di Acqui”, in Atlante illustrativo, ossia Raccolta dei principali monumenti italiani antichi, del Medioevo e moderni e di alcune vedute pittoriche, per servire di corredo alla Corografia dell’Italia di Attilio Zuccagni Orlandini, Firenze 1845.

 

Carissime, carissimi,

il mese di marzo è dedicato, nel calendario del Rotary, all’acqua. Un bene primario e indispensabile che il mondo in cui viviamo ci fornisce in molti casi copiosamente e che tendiamo a dare un po’ per scontato, dal momento che siamo abituati a disporne facilmente, almeno per le nostre esigenze quotidiane. Ci accorgiamo però che non è tanto scontato in certi momenti critici, ad esempio quando i fiumi, di cui il nostro territorio abbonda, si prosciugano, o quando una falda s’inquina e l’approvvigionamento diventa più difficile. Eventi che rendono manifesto qualcosa cui spesso non pensiamo: se l’acqua è a nostra disposizione è perché la raccogliamo, la canalizziamo, la depuriamo, la distribuiamo. Interveniamo, insomma, sul suo corso naturale tramite la scienza e la tecnica, e lo facciamo da tempo, come ci ricorda quel capolavoro d’ingegneria che è l’acquedotto romano di Acqui Terme, uno dei meglio conservati dell’Italia del Nord, risalente forse al primo secolo dopo Cristo. Non sempre, però, è così e proprio in Paesi in cui le condizioni climatiche rendono l’ approvvigionamento idrico più difficile mancano le strutture che servono a trovare l’acqua nel sottosuolo, a immagazzinarla, a depurarla o a impiegarla nei servizi igienici. Per questo il Rotary considera prioritari gli interventi che mirano a far sì che l’accesso a questo bene fondamentale sia sempre più facile, efficace, generalizzato: uno scopo cui il nostro distretto, grazie alla sensibilità di molti Club, non ha mancato e non manca, nel passato e nel presente, di dare il suo contributo.

Anche in questo caso, come in quello dell’eradicazione della poliomielite o in quello della prevenzione e risposta ai disastri e tanti altri, il nostro sodalizio ha dimostrato tutta la sua capacità di farsi promotore di eventi di grande respiro e portata (basta guardare gli esempi e i dati forniti da Myrotary, relativi a più di 1000 iniziative in 100 paesi realizzate negli ultimi dieci anni grazie ai progetti WASH). Una ragione forte, tra le tante, per essere fieri dell’appartenenza al Rotary.

Non possiamo fare a meno d’interrogarci, infatti – tanto più in una situazione come l’attuale, che vede una forte crisi delle forme tradizionali di associazionismo – sulle ragioni della nostra affiliazione. La domanda su questo argomento mi viene posta più volte durante le visite e i seminari distrettuali: ancora recentemente me la hanno fatta una past RD Rotaract e un’illustre avvocatessa piemontese. E poi nel trattare l’argomento penso anche a un socio un po’ stanco, che dopo un lungo e alacre lavoro rotariano mi ha manifestato la volontà di rivolgere il suo impegno altrove. Dico dunque la mia, prendendo spunto dal tema delle attività di servizio con il quale ho esordito e riprendendo una riflessione che avevo cominciato a Loano durante l’evento dedicato alla Fondazione Rotary.

Comincio con una premessa: il Rotary è un’associazione di volontariato, e cioè raccoglie persone che fanno del bene senza essere retribuite. Tutti noi abbiamo talenti, capacità, esperienze, fondi, che ci sono serviti e ci servono per realizzare i nostri scopi nella vita, sul piano personale, famigliare, professionale. Sentiamo però, talora, di avere più di quanto ci serva per noi e per i nostri cari, mentre vediamo che intorno a noi ci sono persone alle quali non sono sufficienti le risorse di cui dispongono, il più delle volte per la situazione critica del contesto sociale, economico, geografico in cui vivono.
Naturale, quindi, la volontà di aiutare, mettendo a disposizione degli altri qualcosa che abbiamo in sovrappiù: tempo, voglia di agire, competenze, denaro. Possiamo farlo con un impegno individuale rivolto a situazioni di bisogno particolari, ad esempio dando qualcosa a chi ce lo chiede, ma questo tipo d’intervento non può che essere sporadico, limitato, più o meno occasionale, anche se a volte basta a farci star meglio. Un altro modo consiste nel collaborare con un’associazione di volontariato, che promette un impegno più strutturato ed efficace. Ma ce ne sono tante. Perché allora scegliere il Rotary?
Cerco di rispondere indicando sei motivi.

Il primo: di solito entrando in un’associazione ci si mette a disposizione per uno scopo, come aiutare gli ammalati (ad esempio nella Croce Rossa), far fronte alle situazioni di difficoltà economica (ad esempio nella Caritas), eccetera. Tutti fini nobilissimi cui molti di noi danno giustamente il loro contributo. Si tratta però di concentrare le forze su un solo obiettivo, o un obiettivo prevalente. Il Rotary ci permette invece di indirizzarci a tutti gli obiettivi di servizio possibili: anche quelli che non sono previsti dalle aree privilegiate dal Rotary International, grazie all’autonomia di azione e di scelta dei Club.

Secondo. Quando collaboriamo ad associazioni benefiche di solito partecipiamo a programmi già tracciati e definiti da altri, cui siamo chiamati a prestare il nostro aiuto. Questo succede anche nel Rotary, dove però i progetti possiamo anche promuoverli, crearli, organizzarli noi, sulla base di esigenze e bisogni che abbiamo individuato. E per “noi” intendo ogni singolo socio. Magari siamo stati soci del nostro Club per vent’anni e abbiamo sempre partecipato alle sue attività senza averne proposta nessuna, e va benissimo. Ma andiamo in vacanza in un Paese che presenta forti criticità economiche e ci imbattiamo in una scuola che funziona bene, ha un importante ruolo sociale ma è carente di attrezzature; torniamo, ne parliamo al Club e se la cosa piace costruiamo un progetto. Andiamo in una RSA a trovare un amico e vediamo che mancano momenti di animazione perché l’istituto non è tanto stabile economicamente. Torniamo, coinvolgiamo il Club, creiamo un progetto e lo realizziamo.

Terzo punto. La volontà di fare del bene può prendere vie diverse. Ad esempio, ci farebbe piacere aiutare gli altri rimboccandoci le maniche e lavorando per loro. Oppure non ci va di rimboccarci le maniche ma abbiamo conoscenze o tempo da dedicare alla comunità e intendiamo usare quelli. O ancora non siamo propensi a un impegno diretto ma vorremmo dare comunque un contributo economico a iniziative belle e significative. Possiamo fare parte di una di queste tre categorie, oppure di tutte e tre, in vari momenti della nostra vita, condizionati come siamo da impegni professionali o famigliari che cambiano. Il Rotary ci dà la possibilità d’impegnarci nel migliore dei modi in tutti e tre i casi (e tanti altri).

Quarta ragione. Siamo sommersi dalle domande di aiuto da parte di persone e associazioni, ci piacerebbe raggiungere il maggior numero possibile di beneficiari e rispondere a tanti tipi di bisogni diversi ma non possiamo ovviamente accontentare tutti. A chi dare, allora? A chi conosciamo direttamente? A chi ha avuto l’accortezza di avanzare prima la sua richiesta (magari perché ha dietro una struttura pubblicitaria)? Al primo che ci tende la mano quando usciamo di casa? Il Rotary non soltanto ha i suoi grandi progetti, ma grazie ai nostri contributi sostiene infinite altre attività di ogni genere (ad esempio con le sovvenzioni ad azioni distrettuali e globali). Anche solo attraverso la nostra quota annuale (e ancor più, se vogliamo, tramite le nostre donazioni) partecipiamo a tutto questo e ogni singola azione promossa dal Rotary International è anche, in proporzioni più o meno grandi, cofinanziata da ciascuno di noi, singolarmente preso.

Con il quinto motivo cambio registro: spesso ci convinciamo che le cose che valgono devono essere penose, sofferte, comportare rinunce. E a volte forse è così. Ma non sempre. Fare delle cose belle, che riescono bene, aiutano gli altri e portano a risultati importanti è perfettamente compatibile con il piacere di ritrovarsi fra amici, condividere un pasto frugale o, se preferiamo, meno frugale. Il Rotary funziona in questo modo: la convivialità non è un optional, non consiste nel ritrovarsi con gli altri volontari nel pranzo annuale o in qualche festività, ma è un elemento costitutivo della nostra associazione, inestricabilmente intrecciato con le attività di servizio.

Sesto e ultimo punto. Un aiuto prestato agli altri da soli è importante, ma ha un impatto limitato; un aiuto prestato da un Club ha un impatto più ampio; un aiuto prestato da un distretto ancora di più; la Fondazione Rotary moltiplica l’importanza delle nostre attività con la sua potenza di fuoco e la sua totale affidabilità. Ecco, insomma, quelle che mi paiono sei buone ragioni per essere (e per entrare) nel Rotary.
Personalmente non credo vi siano altre associazioni che ci danno la possibilità di rispondere alla nostra voglia di essere utili agli altri conciliando e assommando tutti questi fattori. E spero così di avere risposto in modo convincente alla domanda dalla quale ero partito. Ma esistono sicuramente tante altre motivazioni e ciascuno di noi ha probabilmente le sue: chi mi legge arricchirà di certo il loro ventaglio, sulla base delle sue esperienze rotariane da un lato e delle sue aspettative dall’altro.

Buon mese di marzo!