Lettera del Governatore – Novembre 2024
lunedì, 04 Novembre 2024

Genova, Convento di Sant’Anna, I Re Magi, statue di presepio del secolo XVIII

 

Carissime, carissimi,

vi stupirà vedere, nell’immagine che apre questa lettera, i Re Magi (che ho tratto da una delle espressioni culturali più straordinarie del nostro territorio, il presepe genovese). Non è troppo presto?
Non sarebbe stato più opportuno metterli nel messaggio di dicembre, o addirittura in quello di gennaio, al momento della Befana? Possibile che mi sia allineato anche io all’uso, proprio della nostra società dei consumi, di anticipare sempre più le feste, che fa sì che ai primi di novembre, scomparsi fantasmini e zucche intagliate dalle vetrine dei negozi, si cominci già con le musiche di Natale? Proprio no. Ogni festa a suo tempo. Ma i Re Magi nel nostro immaginario sono quanto di meglio simboleggia quello di cui vorrei parlare ora, e cioè la cultura del dono.

Nella nostra vita quotidiana abbiamo bisogno di comportarci in modo da ottimizzare le risorse di cui disponiamo, e cioè seguiamo soprattutto il principio dell’utile, cercando di agire in modo da soddisfare i nostri bisogni e aumentare il nostro benessere e quello della società, nella misura in cui questi due sono legati. Ma in realtà dietro, accanto, forse prima rispetto alla logica dell’utile ce n’è un’altra, che è quella del dono. Cerco di mettermi sulle sue tracce abbordandola da tre punti di vista.

Il primo: tutti noi ci scambiamo volentieri regali, che servono a esprimere agli altri la nostra simpatia e la nostra gratitudine e sono un modo di attivare, confermare o rafforzare una relazione, perché regalare implica una reciprocità, crea obblighi (per esempio quello di ricambiare) e legami, dà luogo a una rete di rapporti.
Mi ricordo una pubblicità del vecchio Carosello i cui protagonisti si offrivano regali al ritmo di un jingle che faceva: «se tu dai una cosa a me io poi do una cosa a te»; non era uno scambio fra la persona A e la persona B, perché A donava qualcosa a B, che donava qualcos’altro a C, che donava a D, eccetera.
Il dono della prima, insomma, non esauriva i suoi effetti in un rapporto a due, ma scatenava un circuito di scambi virtualmente infinito, innescava una dinamica sociale nuova, all’insegna della reciproca soddisfazione. Il dono, insomma, crea rapporti e un clima dinamico e positivo.

Un secondo aspetto della questione: ognuno di noi nella vita acquisisce e accumula capacità, istruzione, beni, in rapporto ai quali occupa la sua posizione nell’ordine sociale. E questo ci è possibile perché magari abbiamo passato tante ore sui libri di scuola, perché ci siamo rimboccati le maniche, perché abbiamo saputo interpretare le esigenze dei nostri tempi, perché ci siamo messi in gioco.
Sappiamo però che non è esclusivamente merito dei nostri sforzi, ma anche della famiglia, delle opportunità che abbiamo avuto, dei talenti naturali di cui disponiamo (ciascuno ne ha, di un tipo o di un altro), della buona sorte che ci ha aiutato. In altri termini, sappiamo che quello che possediamo e quello che siamo dipende certamente da noi, e più o meno ce lo siamo meritato, ma non del tutto: è, in parte, un dono che abbiamo ricevuto. Un altro modo di trovarci inscritti in una logica del dono, che ce ne rendiamo conto o meno.

Il terzo concetto: le competenze, le conoscenze, le risorse materiali e immateriali che possediamo ci servono per condurre al meglio le nostre vite, per il bene della nostra famiglia, per fare sì che ciò cui teniamo prosperi. Insomma, danno frutto. Spesso ne abbiamo in sovrappiù, sicché spesso li reinvestiamo, come succede con gli utili che, reinvestiti in una azienda, la fanno crescere. Ma questo, se l’operazione funziona, li rende ancora più vasti e forti e sovrabbondanti… E allora un modo per non sprecarli (alcuni finiranno, ahimè, con noi) è metterli a disposizione degli altri: quello che ho chiamato, in un’altra lettera, “restituzione ”, che poi è anche una forma di ringraziamento (un termine, non a caso, imparentato con le parole “gratis” e “gratuito”). Eccoci di nuovo nel cuore della logica del dono.

Ma come fare? Possiamo impegnarci in interventi estemporanei, come dare l’elemosina alla persona che ce lo chiede, o anche continuativi, come prestare servizio in un ’associazione benefica. Tutto ottimo. Il Rotary però ci dà, oltre e più di questo, un’occasione impareggiabile per trarre i frutti migliori dalla nostra volontà di condividere, fornendoci una struttura nella quale i nostri sforzi trovano modo di realizzarsi in maniera concreta, significativa e varia. Grazie al Rotary possiamo mettere a disposizione il nostro tempo, i nostri muscoli (se vogliamo fare qualcosa di fisicamente impegnativo), la nostra creatività (se ne abbiamo), le nostre competenze (dalle più “basiche” alle più raffinate), le nostre conoscenze, le nostre relazioni, anche i nostri soldi, volta per volta o tutto insieme, a seconda di quello che ci sentiamo in grado di fare, dei nostri gusti, delle nostre predilezioni, collaborando a progetti proposti da altri oppure creati da noi stessi, in qualsiasi direzione e ambito, dall’istruzione alla salute all’ambiente, per contribuire a migliorare le condizioni di vita dei nostri vicini, dei nostri figli (magari attraverso le scuole che frequentano) o di chi non conosciamo e chi sta lontano. Grazie al Rotary abbiamo una struttura organizzata in cui inserire le nostre azioni, una rete che favorisce la riuscita delle nostre iniziative in virtù dell’immediata condivisione da parte di altri, le leve finanziarie e non solo per far sì che le nostre realizzazioni aumentino immediatamente di portata e di impatto. E di tutto questo siamo partecipi in maniera determinante se ci impegniamo in prima persona, ma lo siamo anche limitandoci a garantire la nostra presenza, per il solo fatto di essere nel Rotary, di essere un nodo in più di quella rete che costituisce la vera potenza del nostro sodalizio.

Penso di poter dire che non esistano altre associazioni, neanche tra quelle di servizio, che permettano di entrare in maniera tanto efficace e significativa nella logica del dono e di rispondere così a un bisogno umano fondamentale: quello, appunto, di essere parte di un circuito di condivisione e di gratuità. E quest’ampiezza di capacità d’intervento è in massima parte merito della nostra Fondazione, celebrata appunto nel mese di novembre dal calendario rotariano, che per il sedicesimo anno consecutivo ottiene quattro stelle (e cioè il punteggio maggiore) dalla più grande e utilizzata agenzia di valutazione indipendente di organizzazioni benefiche negli Stati Uniti, Charity Navigator, e le cui raccolte fondi per l’eradicazione della poliomielite sono da tempo triplicate da un ’organizzazione che non sceglie certamente a caso i partner cui versare i propri soldi, la Fondazione Bill e Melinda Gates.

La Fondazione Rotary è, in qualche modo, la nostra banca, nostra non solo nel senso che garantisce il denaro che le versiamo, ma anche nel senso che è proprietà di ognuno di noi. Di questo dobbiamo essere coscienti e dobbiamo conoscerla, al fine di trarre il maggior profitto dalle sue risorse formidabili. Un modo è quello di partecipare al seminario Rotary Foundation e Sovvenzioni che si svolgerà a Loano il 16 novembre, cui siete tutti invitati.

Buon mese di novembre.