Lettera del Governatore – Ottobre 2024
giovedì, 03 Ottobre 2024

Giulio Cesare Procaccini, Ultima Cena, Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, Genova

 

Carissime, carissimi,

Uno di quei motti che circolano un po’ dappertutto e hanno fortuna sui social dice: “quando hai più di quanto ti serva costruisci una tavola più lunga, non un recinto più alto”. Lo ho trovato sotto il nome di “sapienza buddhista”, ma non sono riuscito a scoprire chi lo abbia scritto (e la versione italiana non mi piaceva per cui lo ho ritradotto dall’inglese). Comunque, anche se è un po’ banale e Buddha non c’entra niente, nella sua semplicità mi sembra efficace e credo rispecchi bene lo spirito con il quale anche noi vediamo le cose.

Ottobre è il mese dello “sviluppo economico e comunitario”, una delle sette aree d’intervento del Rotary, quella che indirizza il nostro impegno a “sviluppare le economie locali”, ad esempio offrendo servizi finanziari, microcredito, formazione imprenditoriale, professionale e alla leadership, fornendo aiuto nello sviluppo di piccole imprese e cooperative, sostenendo l’agricoltura anche attraverso l’accesso ai mercati, erogando borse di studio e in generale realizzando iniziative per contribuire allo sviluppo della comunità.

Ma perché dovremmo fare queste cose e come? Risponderei con tre concetti-chiave.

Il primo è il concetto di crescita, personale e professionale. Si tratta dello scopo tipico del Rotaract: favorire in ogni modo la crescita di chi sta studiando, o si affaccia al mondo del lavoro, o deve migliorare o consolidare la propria posizione professionale. Ma non è, in realtà, lo scopo di tutti? La vita si svuota quando smettiamo di vedere in ogni esperienza una occasione di crescita e miglioramento. Di ciascuno di noi, e nello stesso tempo di chi ci circonda, ma anche delle persone lontane: le tre cose non solo si sommano, ma hanno un effetto moltiplicatore una sull’altra. E contribuiamo tanto più efficacemente alla crescita degli altri, quanto più questi hanno bisogno di noi.
Favorire lo sviluppo economico non è che una espressione particolare, la più evidente, forse, di questo nostro intento.

Il secondo concetto è quello di condivisione delle competenze. La nostra società vive una crisi di competenza e professionalità: i saperi artigiani si perdono, il valore della preparazione e della formazione si svilisce, regna l’improvvisazione, non si sa più distinguere fra i dilettanti e professionisti.
Ma il Rotary ha sempre coltivato, nei suoi ranghi, l’eccellenza, ha sempre incoraggiato chi fa il suo lavoro, qualunque esso sia, bene, in coscienza e in modo etico, e grazie all’ampiezza, alla diversità e all’articolazione del suo organico (quello che chiamiamo l’effettivo) ha tutto quanto serve per dare una risposta a quella situazione di crisi sociale: i rotariani, con le loro capacità, sono nella posizione migliore per poter favorire il pieno dispiegamento e l’affermazione delle potenzialità degli altri, vicini e lontani.

Il terzo concetto è quello di restituzione. Non siamo esseri solitari, ma viviamo una vita di relazioni, in cui diamo e riceviamo continuamente qualcosa. Questo rapporto di dare e avere è, nel nostro lavoro, regolato prima di tutto dalle leggi dell’economia, e quindi si fonda sul principio di massimizzare l’utile.
Ma sentiamo, come esseri umani, che non ci basta, e vorremmo fare qualcosa per gli altri che vada oltre la logica dell’utile. A volte siamo anche coscienti di avere avuto dalla vita delle soddisfazioni, ad esempio sul piano umano e professionale, delle quali sarebbe bello che potessero godere anche altri: ed è questo che intendo per restituzione. Il Rotary ci dà la possibilità di rispondere a questo nostro bisogno, proponendoci una varietà praticamente infinita di progetti di servizio tra i quali scegliere quelli adatti alle nostre capacità e alle nostre predilezioni, sia per contribuire ad essi, sia per crearne di nuovi.

Insomma, vogliamo crescere e aiutare a crescere gli altri, grazie alle nostre professionalità, alle nostre capacità, alle nostre esperienze, condividendo e restituendo. Per riprendere il motto “buddhista” con il quale ho esordito: non è soltanto questione di possedere più o meno beni, ma ciascuno di noi ha un tesoro di esperienze e competenze. Non possiamo usarle tutte, nella nostra attività lavorativa e nella vita: il saggio che ha scritto la frase con cui ho esordito ci invita a non costruire una cassaforte per custodire quelle che abbiamo in sovrannumero – come ha fatto il personaggio dei Vangeli al quale il padrone ha affidato un talento, e che per paura di perderlo lo ha sotterrato e lo ha reso improduttivo – ma di allungare la nostra tavola (magari con l’aiuto di un falegname che abbia le competenze artigianali che abbiamo contribuito a fargli preservare…) per condividerli e consumarli, con chi ne ha meno e ne ha bisogno. Tra l’altro i nostri talenti sono un tipo di merce che più si consuma e più si riproduce, più si passa ad altri e più si riceve moltiplicata, più fa bene a chi ci circonda e più fa bene a noi, in una progressiva disseminazione che è sempre feconda.

Il distretto 2032 fa molto, da sempre, per lo sviluppo economico e comunitario: pensiamo alle iniziative delle commissioni Rapporti Scuola-Università, Giovani e Lavoro, Leadership ed Eccellenza – nuova nata di quest’anno alla quale facciamo tutti i nostri auguri di buon lavoro – al progetto Virgilio, al progetto Microcosmi, alla recente proposta relativa alla cultura di cui parlavo nella lettera scorsa e ai tanti progetti che i Club, nel quadro di global e district grant o autonomamente, portano ogni anno a compimento per favorire il miglioramento economico dove c’è bisogno d’interventi. La nostra permanenza nel Rotary implica già, di per sé, il fatto di dare un contributo a tutto questo; un nostro impegno attivo può moltiplicare in modo esponenziale la portata di quanto realizziamo. Basta acquistare coscienza delle formidabili potenzialità che abbiamo.

Buon mese di ottobre e a presto!

Natale